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Liberare l'Italia
Giustizia
In Italia una causa civile dura il triplo della media dei paesi industrializzati. Qui si spiega come far funzionare la giustizia.

Il problema
Lo stato di denegata giustizia per eccessiva lentezza dei processi civili pone l’Italia agli ultimi posti nelle classifiche internazionali per la capacità di risoluzione delle controversie, “vantando” il 160° posto su 185 nella classifica mondiale Doing Business. Il problema, noto ormai anche all’opinione pubblica, è stato inserito nell’agenda delle ultime legislature senza che, però, si sia giunti a una soluzione strutturale.
Anzi, secondo l’Istat nel 2011 la durata media nei giudizi di appello ha subito una crescita del 9% rispetto all’anno precedente; nei giudizi di primo grado del 3,1% e nei giudizi dei giudici di pace del 11,3%.
I tempi medi di definizione nel civile sono pari a 7 anni e tre mesi (2.645 giorni), nel penale a 4 anni e nove mesi (1.753 giorni).
La giurisprudenza italiana e europea hanno riconosciuto che il diritto al giusto processo e il diritto alla difesa comprendono anche il diritto ad avere una risoluzione dei casi in tempi ragionevoli.
Dal punto di vista tributario, la lentezza dei processi italiani costa ai contribuenti milioni di euro derivanti dalle condanne al risarcimento dei danni per eccessiva durata del processo inflitte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. A queste condanne, si devono poi sommare i milioni di euro riconosciuti dalle corti d’appello alle vittime della lentezza della giustizia, in applicazione della legge Pinto.
Dal punto di vista economico, l’inefficienza e la lentezza dei processi civili rendono il paese poco appetibile per gli investitori stranieri e rischiano di far fuggire anche quelli italiani. Secondo la Banca d’Italia, se la nostra giustizia fosse celere ed efficiente guadagneremmo 1 punto percentuale di Pil all’anno.
Quindi, sia nella prospettiva della tutela dei diritti individuali, sia nella prospettiva degli interessi economici, la lunghezza dei processi determina un pregiudizio concreto e reale al diritto dei soggetti, persone fisiche o giuridiche, ad utilizzare lo strumento giurisdizionale per veder riconosciute e chiarite le proprie posizioni giuridiche e, più in generale, una violazione al principio della certezza del diritto.

La soluzione
Per scoraggiare l’ingresso di cause pretestuose e di modico valore, si potrebbe eliminare il rito davanti al giudice di pace, assegnare a coloro che sono attualmente giudici di pace le competenze nelle materie che erano state previste oggetto di mediazione obbligatoria; introdurre un rito orale e in unica udienza per le controversie che il mediatore (ex giudice di pace) non riesce a risolvere in via conciliativa.
Più del 10% del personale della giustizia è impegnato ad effettuare le notifiche. Si potrebbe liberalizzare l’attività di notificazione, sfratti, pignoramenti, ecc., riducendo le spese dello Stato e creando migliaia di posti di lavoro.
L’obbligo di domiciliazione non ha alcuna finalità di tutela del corretto andamento della giustizia. Si propone quindi di eliminarlo affinché gli avvocati siano sollevati da un inutile incombenza.
L’informatizzazione deve rappresentare uno dei punti maggiori di risparmio e efficienza dell’amministrazione della giustizia. occorre quindi implementarne l’uso e soprattutto renderlo alternativo, non addizionale, ai tradizionali sistemi di corrispondenza e deposito dei documenti.
Dal momento che la domanda di giustizia in Italia è molto alta, anche in termini comparativi con gli altri Stati, è necessario che la giustizia ordinaria sia sempre più affiancata dagli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. Essi sono già riconosciuti nel nostro ordinamento, ma è necessario un impegno di sensibilizzazione a farvi ricorso, con l’aiuto delle Camere di commercio e degli ordini professionali.
Una migliore organizzazione dei tribunali può essere un buon punto di partenza per rendere maggiormente efficiente l’amministrazione della giustizia, come hanno dimostrato i Tribunali di Torino e Bolzano. Si potrebbe quindi diffondere tramite una circolare del ministero di giustizia un vademecum di buone pratiche in tutti i distretti italiani, con l’aggiunta per i giudici dell’impegno a fissare l’ora, e non solo il giorno, delle udienze.
L’amministrazione della giustizia va responsabilizzata. A tal fine, si propone di riformare la composizione del CSM per garantire una maggiore trasparenza nello svolgimento dei compiti di controllo dell’operato della magistratura, prevedendo una individuazione dei membri per sorteggio all’interno delle stesse categorie dalle quali ora vengono eletti e un periodo di incarico di 3 anni, non rinnovabile.
Sempre al fine di responsabilizzare il personale della giustizia, si propone l’introduzione della possibilità per gli avvocati di segnalare al presidente del tribunale la violazione dei doveri di efficienza e buon andamento dell’azione amministrativa giudiziaria a carico del personale amministrativo.

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