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Liberare l'Italia
LIBERALIZZAZIONI
Gli italiani pagano i servizi più della media europea: con la concorrenza si possono combattere le rendite e ridurre i prezzi.

Il problema
L'Italia è un paese poco aperto alla concorrenza e al mercato. Soprattutto nel settore dei servizi, esistono una serie di barriere alla competizione, legate o all'esistenza di norme che impediscono ai consumatori di scegliere i prodotti e i produttori di loro gradimento, oppure all’intervento diretto dello Stato nell’economia attraverso imprese che operano in regime di monopolio.
Questa condizione si traduce in un grave ostacolo alla crescita economica. Infatti, la concorrenza ha numerose conseguenze positive. In particolare, un regime concorrenziale è associato alla riduzione dei prezzi, all'aumento degli investimenti e alla diffusione delle informazioni. Se il produttore di un dato servizio non ha la certezza della domanda, deve anzitutto far conoscere la sua esistenza e la disponibilità dei suoi prodotti: i consumatori saranno più e meglio informati e potranno confrontare offerte alternative. Secondariamente, per accapparrare clienti il produttore deve fare un'offerta allettante, in particolare riducendo il prezzo. Da ultimo, esso sarà pure spinto adiversificare i suoi prodotti, allo scopo da distinguerli da quelli dei concorrenti: quindi, farà investimenti e innovazione. Per contro, l'assenza di concorrenza si traduce in un mercato meno dinamico, meno innovativo e con prezzi più alti.
E' stato calcolato che la piena liberalizzazione del settore dei servizi potrebbe avere un effetto pro-crescita di dimensioni estremamente rilevanti: nel lungo termine, il prodotto interno lordo potrebbe crescere dell'11%, gli investimenti del 18%, l'occupazione dell'8% e i salari reali del 12%. Per ottenere questi risultati occorre intervenire soprattutto sui settori dove il mercato è relativamente meno aperto. Nel nostro paese i tentativi di liberalizzazione hanno avuto esiti alterni: alcuni settori hanno fatto significativi passi avanti, altri rimangono estremamente arretrati, come dimostra il grafico seguente.



La soluzione

Liberalizzare significa creare condizioni favorevoli alla concorrenza. Poiché i maggiori ostacoli alla competizione sono di origine normativa, la più importante misura di liberalizzazione consiste in un processo di deregolamentazione ad ampio raggio.
Infatti creare le condizioni per la concorrenza significa rimuovere ogni forma di regolamentazione non necessaria che vincoli l'avvio e la conduzione dell'attività imprenditoriale. Le regolamentazioni non necessarie sono spesso pensate per, o comunque hanno l'effetto di, restringere le opportunità di concorrenza. Garantire che il livello di regolamentazione del mercato sia il minimo indispensabile serve, quindi, per creare dinamismo e ampliare la libertà di scelta.
Al di là di questo, è difficile individuare precetti generali, ma è possibile esprimere alcune considerazioni di largo ordine.
Laddove esistano dei servizi pubblici per i quali si ritiene desiderabile che siano sussidiati in virtù delle loro esternalità positive - come il trasporto pubblico locale - è importante che la procedura di affidamento sia a evidenza pubblica, e che la durata dell'affidamento sia la più breve possibile. In questo modo è possibile "mimare" il processo concorrenziale rendendo contendibile il mercato, e selezionando il produttore in grado di offrire il servizio migliore al costo più contenuto.
In presenza di infrastrutture a rete non duplicabili - come le reti elettrica, del gas o ferroviaria - queste ultime devono essere separate dalle società di servizi, per evitare conflitti di interesse che sfocino in un sottoinvestimento strategico (cioè che gli investimenti siano sottodimensionati allo scopo di contenere l'offerta e proteggere i margini del soggetto dominante verticalmente integrato). Inoltre, i servizi a rete vanno regolati da autorità indipendenti, autonome dai governi e dai partiti e ad alto contenuto tecnico, per garantire un orizzonte di lungo termine e una ragionevole stabilità alla regolazione.
Infine, la presenza di società pubbliche è di per sé un ostacolo alla concorrenza. I potenziali nuovi entranti rischiano di essere scoraggiati in virtù del conflitto di interessi implicito tra uno Stato che, al tempo stesso, un interesse nei risultati delle imprese partecipate, e il potere di modificare in un senso o nell'altro il contesto normativo di riferimento. In questa prospettiva, privatizzare le imprese pubbliche è consustanziale a un processo di liberalizzazioni.

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